Il cervello e il pericolo: due sistemi, due modi di reagire
- Eugenio Manassero

- 9 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 10 ott

Perché a volte ci spaventiamo di qualcosa che in realtà è innocuo? La risposta sta nel fatto che il nostro cervello non reagisce al pericolo in modo uniforme: usa due sistemi diversi per riconoscerlo e rispondere.
Il primo è il sistema implicito, rapido e automatico. È quello che fa accelerare il battito o fa sudare le mani prima ancora che ci rendiamo conto di avere paura. Il secondo è il sistema esplicito, consapevole: ci permette di dire a noi stessi “questo suono mi mette a disagio, potrebbe essere pericoloso”.
Il nostro gruppo di ricercatori dell’Università di Torino (Manassero et al., 2019) ha voluto capire come questi due sistemi elaborano segnali legati al pericolo. Per farlo abbiamo condotto un esperimento con due suoni: uno veniva associato ad una lieve scossa elettrica (stimolo minaccioso), l’altro era del tutto innocuo. I partecipanti hanno imparato questa associazione e il giorno dopo sono stati esposti a nuovi suoni, simili a quelli originali, mentre i ricercatori misuravano sia le risposte implicite (ad esempio la sudorazione della pelle) sia il riconoscimento esplicito dei suoni.
I risultati sono stati sorprendenti:
- Il sistema implicito è rimasto molto preciso, reagendo solo al suono che indicava davvero il pericolo.
- Il sistema esplicito, invece, tendeva a “confondere” i suoni simili: generalizzava la minaccia, trattando come potenzialmente pericolosi anche stimoli innocui.
Questa generalizzazione non era dovuta allo stress, ma al significato emotivo che il cervello aveva attribuito al suono: quando lo stimolo non rappresentava più un pericolo o quando cambiava il contesto, l’effetto svaniva.
Questa scoperta è interessante perché mostra come il nostro cervello adotti strategie complementari: da un lato una risposta automatica e selettiva, dall’altro una valutazione più flessibile e cauta, utile per prevenire rischi in situazioni nuove. Tuttavia, questa flessibilità può trasformarsi in un problema: nei disturbi d’ansia o nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD), il sistema esplicito tende a estendere la paura a troppi stimoli, rendendo la vita quotidiana più difficile.
Capire come questi due sistemi interagiscono ci aiuta a spiegare perché le persone con ansia o traumi possano reagire in modo eccessivo a situazioni innocue e suggerisce nuove strade per terapie che mirano a “riprogrammare” la risposta emotiva. Se siete interessati a leggere l'articolo intero, potete trovarlo qui.




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